Salute maschile e patologie urologiche: contro l’ipertrofia prostatica anche il laser verde
Contro la ipertrofia prostatica anche il laser verde. Questo, il mio articolo pubblicato su Salute24, quotidiano digitale del Sole24Ore, giovedì 7 giugno 2018.
Vista l’ampia platea di lettori e l’obiettivo “educational”, il taglio è divulgativo e il lessico semplice e chiaro.
Ne consiglio la lettura a chi orbita intorno ai 40’anni e più, e vuole fare il punto sulla prostata ingrossata e sapere che cosa può comportare non attivarsi al manifestarsi dei primi sintomi.
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Contro l’ipertrofia prostatica anche il laser verde
di dott. Giovanni Ferrari *
Laser Verde contro l’ipertrofia prostatica anche. Nel 2017 è stata diagnosticata a 7 milioni di uomini italiani di varie età (8% nella fascia dai 30 ai 40 anni; 50% fra 50 e 60 anni e, addirittura, otto uomini su dieci oltre gli 80 anni). Parliamo della ipertrofia prostatica benigna (o adenoma della prostata). Si tratta di una patologia non tumorale che comporta l’ingrossamento anomalo della prostata (fino a 2-3 volte le dimensioni ritenute normali). Questa patologia si collocandosi come il disturbo urologico maschile più diffuso.
L’ipertrofia prostatica si manifesta con il progressivo aumento volumetrico della prostata, la piccola ghiandola attraverso cui passa l’uretra, cioè il condotto che dalla vescica porta l’urina verso l’esterno. Questo determina la compressione dell’uretra stessa e il conseguente ostacolo alla fuoriuscita dell’urina. Il getto si indebolisce progressivamente; le minzioni o gli stimoli a urinare diventano sempre più frequenti. I sintomi, non sempre molto “evidenti” o correlati alle dimensioni della ghiandola prostatica, possono essere di tipo ostruttivo (difficoltà a svuotare la vescica) o irritativo (a riempimento, con incapacità di trattenere le urine).
È accertato che l’ipertrofia prostatica è una patologia progressiva, destinata a peggiorare nel tempo. Se non adeguatamente trattata, può provocare danni permanenti alla vescica che arriva, in casi estremi, a perdere la sua capacità di contrarsi e – quindi – di svuotarsi. La ritenzione cronica o acuta dell’urina (l’improvvisa impossibilità di urinare che si risolve solo con l’inserimento del catetere), così come l’ispessimento della parete vescicale, sono indicatori di sofferenza della vescica che devono suggerire il rapido ricorso allo specialista.
Ipetrofia prostatica, i sintomi
I sintomi aiutano a identificare il problema, ma servono esami specifici per accertarne la natura e la gravità. Per una corretta valutazione dell’ostruzione legata all’ipertrofia prostatica sono infatti indispensabili un’attenta valutazione dei sintomi e indagini diagnostiche quali la uroflussometria, che valuta la riduzione del flusso di urine e l’entità dell’alterazione, e l’ecografia che permette di valutare il residuo dopo la minzione, il volume della prostata e lo spessore della vescica.
Va ricordato, in ogni caso, che ipertrofia prostatica benigna e carcinoma prostatico non sono correlati, ma le due condizioni possono coesistere; a volte, il carcinoma viene diagnosticato incidentalmente, nel corso di indagini di routine.
Ipertrofia prostatica benigna, terapie farmacologiche
Quanto alle terapie, le prime sono, in genere, farmacologiche. Possono includere farmaci alfa-bloccanti, che aiutano a rilassare la muscolatura della prostata e del collo vescicale, oppure inibitori della 5-reduttasi, a volte in abbinamento agli alfa bloccanti o, ancora, particolari trattamenti fitoterapici. Quando però i trattamenti farmacologici non sono efficaci, si rende necessario l’intervento chirurgico tradizionale (Turp) oppure, sempre di più, l’intervento con il raggio laser, in particolare il laser verde (Greenlight).
Ipertrofia prostatica benigna, interventi con Laser verde
I trattamenti che utilizzano i raggi laser sono adottati in misura crescente dalla medicina e dalla chirurgia per le loro caratteristiche di precisione, sicurezza, efficacia, minima invasività. Il raggio di luce sprigiona energia e calore secondo una specifica lunghezza d’onda ed è proprio in virtù della lunghezza d’onda che è possibile agire sui tessuti con efficacia e delicatezza, arrivando a trattare aree piccolissime con estrema precisione ed elevato potere coagulante, ma senza coinvolgere i tessuti circostanti. In chirurgia funzionano come veri e propri “bisturi immateriali” capaci di recidere, vaporizzare e coagulare tessuti duri e molli in modo estremamente preciso.
Tipologie di interventi con il Laser verde
Il raggio a luce verde Greenlight è impiegato soprattutto per interventi di vaporizzazione semplice nei quali l’eccesso di tessuto prostatico viene trasformato in vapore, e si caratterizza per il notevole potere emostatico, un vantaggio non marginale che permette di non sospendere l’eventuale assunzione di farmaci anticoagulanti e di avere una visione perfetta del campo operatorio endoscopico che favorisce la precisione, al fine di evitare effetti collaterali come impotenza e incontinenza.
Green Laser: un intervento mini-invasivo che chiede un ricovero breve
Il sistema è poco invasivo, favorisce una degenza postoperatoria veloce, una rapida rimozione del catetere e una altrettanto rapida ripresa delle attività quotidiane. I risultati migliori si ottengono su prostate di piccole e medie dimensioni, ma la vaporizzazione prostatica risulta soddisfacente anche sulle prostate più voluminose, utilizzando la metodica di vaporizzazione anatomica, soprattutto quando il paziente sia anziano e si desideri minimizzare lo stress dell’intervento. Con il raggio verde sono possibili anche interventi di enucleazione (o Greenlep) nei quali l’adenoma, cioè la porzione centrale ipertrofica e ostruente della prostata, viene scollata con il laser, fatta cadere in vescica e – quindi – aspirata con uno strumento specifico che si chiama “morcellatore”.
Diffusione dell’uso della tecnica Green Laser nel mondo e certificazioni
La terapia con il laser verde Greenlight – suffragata da numerosi studi clinici internazionali – si è affermata negli Stati Uniti, in Europa, in Asia e si pone come alternativa concreta all’intervento di resezione della prostata con chirurgia tradizionale (Turp). Non è un caso che questa terapia sia stata inserita nelle linee-guida dell’Associazione Europea di Urologia e che due prestigiose organizzazioni europee come l’inglese Nice (National Institute for Clinical Excellence, che valuta l’efficacia degli interventi medici) e la tedesca G-BA (Gemeinsame Bundesausschuss, che determina i livelli dei rimborsi in ambito sanitario) ne abbiano certificato l’efficacia, rispetto alla chirurgia tradizionale.
I vantaggi del Green Laser rispetto al tradizonale intervento TURP
I vantaggi per il paziente riguardano la sicurezza, la bassa invasività, il recupero in tempi rapidi. Ma vale la pena menzionare anche altri aspetti che legittimano l’ampia accettazione del sistema da parte di medici e pazienti:
- I tempi dell’intervento – molto contenuti – consentono di somministrare basse dosi di anestesia, riducendo i possibili rischi anestesiologici
- L’assenza di sanguinamento post-operatorio
- La possibilità di intervenire anche su portatori di dispositivi quali i pacemaker, in quanto non viene impiegata energia elettrica
- La possibilità di trattare anche pazienti molto anziani, sottoposti a cateterismo permanente.
- La possibilità di effettuare interventi di enucleo-vaporizzazione endoscopica anche su prostate di volume elevato
* Direttore Unità operativa Urologia – Minimally Invasibe Urology Project Robotic and Laser Hesperia Hospital – Modena
In questo articolo Faccio il punto sul Green Laser
Il sto dellaSocietà Italiana di Urologia: SIU